Le montagne della follia by Howard Phillips Lovecraft

Le montagne della follia by Howard Phillips Lovecraft

autore:Howard Phillips Lovecraft [Lovecraft, Howard Phillips]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T08:04:26+00:00


VI

Fornire un resoconto dettagliato dei nostri vagabondaggi in quel dedalo cavernoso di edifici primitivi e morti da millenni non sarebbe pratico. Per la prima volta dopo infiniti secoli il suono di piedi umani risuonava in quel mostruoso archivio di segreti del passato, perché di questo si trattava: buona parte delle orribili rivelazioni in cui stavamo per imbatterci sarebbe scaturita da un semplice esame delle onnipresenti sculture murali. Le fotografie che abbiamo scattato col flash confermeranno la verità di ciò che stiamo per dire, ma è un peccato che non avessimo con noi una maggior quantità di pellicola. Una volta finito il materiale fotografico, abbiamo tentato di disegnare gli oggetti più notevoli che si trovavano sul nostro cammino.

L’edificio in cui eravamo entrati era complesso e di grandi dimensioni, e ci diede un’impressionante dimostrazione di ciò di cui erano capaci gli ar-chitetti di quelle ignote ère geologiche. Le pareti interne erano più sottili delle mura, ma ai piani inferiori erano conservate in modo eccellente. L’intera struttura era caratterizzata da una complessità labirintica e da misteriosi dislivelli nel pavimento: se non fosse per la scia di carta che ci la-sciavamo alle spalle, ci saremmo perduti sicuramente. Innanzitutto decidemmo di esplorare i piani superiori e più deteriorati: ci addentrammo nel labirinto per una trentina di metri, in salita, e raggiungemmo una serie di locali coperti di neve e in rovina che affacciavano direttamente sul cielo polare. Per arrivarci ci servimmo di rampe scanalate piuttosto ripide o dei piani inclinati che ovunque sostituivano le scale. Le stanze in cui entrammo erano di tutte le forme e proporzioni immaginabili: dalla stella a cinque punte, al triangolo, a cubi perfetti. Posso affermare con una certa sicurezza che la superficie del pavimento misurava in genere una decina di metri, mentre l’altezza delle camere si aggirava intorno ai sette. Esistevano, comunque, appartamenti più spaziosi. Dopo aver esaminato attentamente i piani superiori e quelli al livello del ghiacciaio, scendemmo nella parte sommersa che, come ci accorgemmo ben presto, era costituita da una serie di stanze e corridoi che probabilmente portavano verso decine di edifici esterni. La ciclopica grandezza e il gigantismo di tutto ciò che ci circondava diventarono opprimenti; c’era qualcosa di indefinibile ma di profondamente inumano nei contorni, nelle dimensioni, nelle proporzioni, nelle decorazioni e in tutti i particolari di quegli edifici maledettamente antichi. Da ciò che i bassorilievi ci svelarono capimmo che la città era vecchia milioni di anni.

Non riuscivamo a spiegarci i principi architettonici che erano stati ado-perati nell’insolita equilibratura e nella disposizione dei blocchi di pietra, ma le funzioni dell’arco erano ampiamente sfruttate. Le stanze che visi-tammo erano del tutto prive di oggetti mobili, circostanza che confermò la nostra teoria sull’abbandono della città. Le decorazioni erano costituite principalmente dal sistema universale di sculture murali che correvano in fasce orizzontali continue larghe circa un metro e si alternavano, dal pavimento al soffitto, agli arabeschi geometrici che seguivano in altrettante strisce delle stesse proporzioni. C’era qualche eccezione, ma in genere questa organizzazione era prevalente. Ogni tanto appariva un



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